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domenica 17 giugno 2012

Niccolò Agrimi

Niccolò Agrimi parteciperà al match letterario Dostoevskij vs Bukowski sabato 30 giugno alle 21,30, prendendo le parti di Bukowski.

Niccolò Agrimi è nato in un paesino dell’Abruzzo alla fine del secolo scorso e vive in un altrettanto piccolo paese della Puglia.
Laureato in Filosofia con studi su R. Rorty, M. Heidegger e L. Wittgenstein, è stato dottore di ricerca presso l’Università degli Studi di Bari, dove ha studiato e scritto del pensiero di J. Derrida. Le sue tesi sono gelosamente custodite presso il polveroso e mal frequentato Dipartimento di Filosofia della medesima università. Ha vissuto a Parigi per motivi accademici, ma per troppo poco tempo e senza conoscere né imparare una sola parola di francese. Nei dieci anni di studi universitari si è salvato dal baratro dell’accademia facendo il cameriere, il raccoglitore di olive, il musicista da strapazzo e andando a infastidire la gente citofonando per lasciare volantini promozionali. Non è mai comparso in televisione né ha mai fatto sport. Si dedica alla scrittura nelle sue varie forme, anche quelle più alte e complesse come la lista della spesa. Ha sempre letto, ma non sempre gli è capitato di leggere qualcosa che lo appassionasse realmente. Ci sono ovviamente delle eccezioni: Borges, Bukowski, Landsdale, Westlake, Gutiérrez, Richler, Bunker, Ellroy, Nove, Bellow e altri che non ricorda. Da tempo preferisce la finzione alla realtà.

Agrimi ha esordito con la raccolta di racconti Sgualciti dalla vita. Racconti nudi e soprattutto crudi (Stilo Editrice).

Pur mantenendo la loro autonomia, questi racconti compongono un quadro d’insieme che è contemporaneamente rappresentazione della società e fisiologia del destino individuale; Niccolò Agrimi scava nelle profondità viscide putrescenti dell’umanità e ne viene fuori con un sorriso amaro e una sconsolata alzata di spalle. Anonimi, reietti, amanti delusi, vittime e carnefici, i suoi personaggi sbattono la faccia contro la realtà raggirati da un fato maligno, beffardo, e ciascuno adotta una strategia diversa per giungere al termine del match: rispondere colpo su colpo o esporre il viso sino a perdere coscienza.
Senza infingimenti né orpelli retorici, il suo stile è crudo, provocatorio e drammatico al punto da lambire talvolta il grottesco e strapparci un ghigno, quello del condannato a vivere.

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